

Riprendendo il primo articolo che affronta la tematica della felicità, partiamo dalla considerazione che la nostra cultura ha della felicità un’idea unilaterale e sbagliata. Viene intesa come assenza di dolore e come appagamento. Pensiamo che essere felici significhi da una parte aver allontanato tutte le occasioni di sofferenza, di paura e di tristezza, dall’altra aver realizzato tutti i propri sogni. Questa idea dà un’importanza smisurata a tutto ciò che sta fuori di noi, e non considera per nulla noi stessi. Dolori e sofferenza, in questa falsa prospettiva, dipendono da chi o cosa fuori di noi ci può colpire o fare del male, da cui dovremo quindi difenderci e proteggerci. E la felicità deriva da ciò che gli altri penseranno di noi, dal fatto che non ci facciano mai mancare il loro sostegno, appoggio, considerazione, la loro amicizia o il loro affetto, la loro stima. Più di ogni altra cosa temiamo la solitudine: essa è il segno del nostro fallimento, la testimonianza che gli altri non ci hanno apprezzato, che non siamo importanti per loro. Solitudine e vuoto sono le due cose che ci terrorizzano maggiormente, e di fronte a questi due fantasmi siamo pronti a tutto:
-ad aderire e adeguarsi a ruoli che non ci appartengono, che non ci riguardano;
-ci costruiamo una corazza di abitudini senza dare libero e creativo spazio alla vita spontanea e falsi divertimenti che servono solo ad allontanare la mente da noi stessi, distogliendoci da quelle genuine e sincere passioni e divertimenti che ci ricaricano, invece di scaricare le nostre energie;
-ci concentriamo e ci proiettiamo esclusivamente sul futuro, sui nostri obiettivi, tappe da raggiungere oppure rimuginiamo eccessivamente sul passato, senza accorgersi che ci sfugge il presente, il qui ed ora!
Passiamo ora a considerare delle “regole” pratiche da applicare nella vita quotidiana: gli ALLEATI della felicità:
1) OSSERVATI SENZA GIUDICARE – fai crescere la consapevolezza
Siamo sempre pronti a pensare di doverci cambiare, trasformare, di diventare migliori….. Tutto questo non porta a niente, non dà benessere, non dà gioia. Occuparsi di sé significa invece soltanto guardare se stessi, mentre si agisce. Quando diciamo che in noi ci sono delle parti brutte, stiamo giudicando, non conoscendo. Guardiamo dolcemente quella che chiamiamo la bruttezza…. E saremo sorpresi. Per fare questo, non occorre ritirarsi in alcun luogo! Mentre si corre, si mangia, si lavora, si guida, occorre semplicemente osservare se stessi senza commentare. Via via la coscienza che guarda prenderà sopravvento sui pensieri, sulle emozioni, sulle nostre identificazioni. Senza accorgercene avremo cambiato il baricentro, saremo andati verso il nucleo di noi stessi, mentre in genere viviamo sdraiati sull’esterno, sulla superficie e siamo sempre in balia degli altri.
2) DIVENTA NESSUNO – e apri la tua vita alle tue potenzialità
Altro concetto importante è: liberarsi di tutte le false identificazioni che crediamo di essere. Provate al buio a pronunciare a voce bassa il vostro nome e lo si ascolta andare via… fino ad allontanarsi da noi. Cercate dentro di voi uno spazio buio, dove non c’è niente, dove ognuno di noi scopre il vuoto. Tutto questo serve per purificare il cervello, a toglierci ogni idea che ci siam fatti di noi stessi. Sembrerà strano ma è quell’idea che crea disagi, disturbi,dolori. Così non si tratta di diventare se stessi: OGNUNO DI NOI GIA’ LO E’ !!! Solo che facciamo continui e inutili sforzi per mantenere in vita quello che crediamo di essere.
3) GUARDARSI DENTRO CON GLI OCCHI DEL PRESENTE E MAI DEL PASSATO
Non ci soffermiamo mai a leggere il quotidiano del giorno prima o di una settimana fa. Eppure, quando guardiamo noi stessi, lo facciamo quasi sempre con gli occhi di ieri. Con la scusa di far tesoro dell’esperienza e garantirci così la nostra quota di felicità, finiamo per giocarcela, decidendo in anticipo cosa deve o non deve essere. Cancellare le identificazioni, eliminare la frase: “io sono fatto cosi’”, che apparentemente ci protegge ma in realtà ci condanna a diventare un burattino del passato, è il modo migliore per offrirsi alla giornata attivando tutte le proprie forze nascoste e questo porta ad essere anche piu attivi, meno soggetti a rimuginazioni, vittimismo e sensi di colpa.
4) MI GUARDO E MI PIACCIO
L’arte del piacersi facilita la vita. Molte persone pur essendo ricche di risorse quali l’amore, il buon lavoro, il successo e così via, se si guardano allo specchio e non si piacciono vivono quel momento con nervosismo e malumore. Il piacersi è una pura e semplice PERCEZIONE e ognuno di noi, pur apparendo bello per gli altri, se si trova un difetto qualsiasi vive una sensazione di malessere. Il piacersi, dunque, è fondamentale per il proprio benessere, incide sull’autostima e quindi di riflesso sulla nostra felicità, perciò è necessario curare il proprio aspetto per sentirsi bene: ciò non significa standardizzazione, anche se spesso i media ci condizionano a tal punto da aver incrementato un’immagine o un’ideale verso il quale inconsapevolmente tendiamo. Se il vostro corpo e il vostro viso emanano gioia, energia e forza, allora trasmetteranno bellezza/benessere verso chi vi guarda e di conseguenza, a voi ritorna un feedback positivo che vi autorinforza e vi invoglia a manifestare sempre più felicità/autostima/benessere.
Dott.ssa Francesca Di Niccola