

Quattro rane si trovavano sedute su di un tronco che galleggiava in riva a un fiume. Improvvisamente il tronco fu catturato dalla corrente che lentamente prese a trascinarlo. Le rane, sorprese da quello che stava accadendo, osservavano interessate il movimento del tronco e dopo un po’ la prima, prendendo la parola, disse: “Questo tronco si muove come se fosse vivo, come se avesse qualcosa dentro di sé che lo spinge a muoversi”. La seconda, guardando con disappunto la prima e rivolgendosi alle altre disse: “No, carissime amiche e compagne di viaggio, questo tronco non si muove, è il fiume che lo trasporta e lo fa muovere”. La terza rana aggiunse: “Non si muovono né il tronco e né il fiume, mie care, son le nostre menti a muoversi e a farci vedere il movimento”. Le tre rane a questo punto cominciarono a bisticciare su cosa si stesse realmente muovendo, ma ciò nonostante, l’accordo non si riusciva a trovare. Si rivolsero perciò alla quarta rana, che fino a quel momento aveva ascoltato in silenzio, e chiesero la sua opinione. Disse: “Si muovono il tronco, il fiume e il vostro pensiero. Nessuno ha torto, ognuna di voi ha ragione”. A questo punto le tre rane andarono in collera, poiché nessuna voleva ammettere che la sua non fosse la completa verità e che le altre non avessero torto. Le tre rane, alla fine buttarono la quarta nell’acqua.
Quest’antica storiella ci mostra come della stessa realtà si possano avere percezioni e opinioni molto diverse. Spesso ognuno crede che la propria realtà sia quella “reale” e le realtà degli altri siano sbagliate. La maggior parte delle volte i problemi tra le persone nascono proprio per tale motivo, anche e soprattutto nelle famiglie.
Cercare le colpe o il perché un problema esista in realtà è fuorviante alla soluzione stessa del problema!….Il modo in cui ognuno definisce i problemi è strettamente connesso alla sua percezione della realtà, alla sua teoria di riferimento, al suo modo di comunicare la percezione stessa. Inoltre a ciò si aggiunge un altro aspetto importante da considerare, nelle relazioni con gli altri e anche in quella tra genitori e figli, per spiegarlo prenderemo in considerazione un famoso esperimento del biologo Robert Rosenthal, del 1966, alla Oak-School.
In tale scuola elementare con 650 allievi e 18 maestre, veniva indotta una profezia autodeterminantesi negli insegnanti. Si comunicava cioè alle maestre che gli allievi sarebbero stati sottoposti a un test d’intelligenza in grado d’individuare quel 20 % di scolari che durante l’anno scolastico avrebbero fatto rapidi progressi e fornito prestazioni al di sopra della media. Si comunicò inoltre che dopo il test avrebbero ricevuto l’elenco con i nomi dei ragazzi dotati. I nomi che i ricercatori fornirono alle maestre erano del tutto arbitrari. Non esisteva dunque nessuna differenza tra questi e gli altri bambini, se non quella che era stata creata sperimentalmente nella testa delle insegnanti. Alla fine dell’anno scolastico si verificò realmente un aumento al di sopra della media nelle prestazioni degli allievi che erano stati indicati, e inoltre i resoconti delle insegnanti li segnalavano come bambini che si distinguevano positivamente dai loro compagni anche per il loro comportamento e la curiosità intellettuale.
L’esperimento di Rosenthal, ormai storico, è un chiaro esempio dei potenti effetti delle aspettative, pregiudizi, desideri e di tutte le costruzioni mentali spesso prive di qualsiasi collegamento con la realtà, nei rapporti interpersonali. Chi per esempio suppone, per un qualsiasi motivo, di essere disprezzato, assumerà nei confronti degli altri un comportamento permaloso, scostante e diffidente che finirà per suscitare proprio quel disprezzo che a sua volta diventerà la ”prova” della fondatezza della sua convinzione.
Nei problemi di comportamento dei bambini e dei ragazzi, ad esempio, il processo di “etichettamento” è una costante che impedisce il naturale evolversi e gli stadi spontanei dei cambiamenti. Una volta categorizzato qualcuno, per esempio come iperattivo, oppure provocatorio, l’ambiente relazionale è portato a sovrastimare i comportamenti che fanno parte della categoria e sottostimare quelli che non ne fanno parte. Il soggetto in questione sarà sempre considerato come provocatore o iperattivo anche quando non lo è.
Concretamente, come nascono e si mantengono i problemi all’interno della famiglia? Questa tematica sarà oggetto del prossimo articolo!
Dott.ssa Francesca Di Niccola