

Oggi sempre più spesso le coppie si trovano a dover fronteggiare problemi d’infertilità, anche tra i giovanissimi. La condizione di infertilità è ormai riconosciuta come una vera e propria “crisi di vita” (Menning, 1975) che coinvolge, su diversi piani esistenziali, sia l’individuo che la coppia, dando luogo a vissuti di frustrazione, stress, senso di inadeguatezza e perdita.
Forse, il termine più adatto è PAURA… di non poter essere genitore, di non poter essere una famiglia, di non poter stringere a sè quel piccolo batuffolo che è il mix perfetto tra te e l’amore della tua vita. Si, l’emozione della PAURA è di certo la più forte.
Ci sono pochi dubbi sulle conseguenze psicologiche dell’infertilità, in termini di ansia, stress psicosociale, frustrazione, disadattamento coniugale, etc. Menning (1975) descrive una serie di reazioni che vanno dalla sorpresa e shock iniziali, al rifiuto, alla collera, all’angoscia, ai successivi sensi di colpa, di dolore, e di perdita.
L’infertilità può essere vissuta come un trauma, anzi lo è a tutti gli effetti, ed il suo superamento dipende non solo dalle possibilità concrete di risoluzione del problema, ma anche dalla struttura caratteriale dell’individuo e dall’equilibrio che la coppia riesce a mantenere o ristabilire. Il compito intrapsichico include l’accettazione del problema, il far fronte alle pressioni sociali, il lavoro di lutto rispetto alla perdita dell’ideale di sé e della propria immagine corporea, il riflettere sull’importanza della genitorialità e sulla propria motivazione ad avere un figlio, decidendo poi se affrontare il lungo iter diagnostico-terapeutico.
A livello di coppia la “crisi di infertilità” può inficiare le sfere della comunicazione, dell’attività sessuale e dei progetti futuri e dare luogo a una condizione di conflitto e di isolamento sociale. Qualunque fosse la condizione emotiva e relazionale prima dell’emergere di un problema di infertilità, il suo insorgere può esacerbare o attivare ex-novo conflitti individuali e di coppia. L’infertilità è sempre un problema di coppia, anche se a livello fisiologico la causa può essere attribuita ad uno solo dei due.
L’inizio delle procedure di PMA “invadono” letteralmente la coppia, in particolare la dimensione sessuale: ormoni, rapporti mirati, oppure divieto dei rapporti… tutto è ridotto all’unico scopo della procreazione, e può venire a mancare nella coppia quel piacere di stare insieme solo per sentirsi vicini, per amarsi.
Viviamo ormai in un’epoca in cui abbiamo accesso a tanti contenuti, per cui prima di intraprendere percorsi di questo tipo ci informiamo, leggiamo articoli, ascoltiamo esperienze altrui, come per prepararci. Ma non si è mai preparati ad una cosa così. E’ una di quelle classiche situazioni in cui vale il detto “se non ci passi, non sai cosa significa”.
I mezzi terapeutici oggi disponibili, sono:
1)Inseminazione artificiale omologa ed eterologa;
2) GIFT o Gamete Intrafalopian Transfert;
3) Fertilizzazione in Vitro/Embrio Transfert o FIVET.
Ognuna di queste tecniche comporta specifiche problematiche psicologiche, in relazione alla peculiarità ed inusualità del trattamento, al tipo di procedure da utilizzare, ai tempi del trattamento, al coinvolgimento di terze persone in una sfera tanto intima (medici, donatore), alle probabilità di successo, che a volte sono esigue, e quindi alla prospettiva di un eventuale fallimento.
Il percorso di riproduzione assistita, con il suo rituale complesso, l’alta frequenza dei controlli, il grande numero di variabili (vissute come incontrollabili) che sembrano condizionarne l’esito esaspera l’attesa e sottolinea, ad ogni intervento, la perdita, simbolica o reale, che la frustrazione del desiderio di un figlio comporta (Graziottin et al., 1993). Inoltre l’attenzione ossessiva ai propri processi corporei, indotta dalla medicalizzazione, ingenera paure e tensioni che possono alterare i parametri fisiologici.
Come è stato sottolineato da Link (1986), l’infertilità non può essere trattata al pari di ogni altra “malattia”, in quanto va a toccare l’essenza della femminilità e della mascolinità e l’intrusività fisica e psicologica che accompagna il trattamento può mettere in discussione l’immagine di sé e dar luogo a squilibri emozionali e psicosessuali.
Le crescenti conoscenze intorno alle implicazioni psicologiche dell’infertilità indicano come la componente medica e quella psicologica non possano essere separate, sia per ciò che riguarda la diagnosi che il trattamento.
In questo contesto la consulenza non si pone soltanto come contenimento dell’ansia e della frustrazione della coppia, bensì come uno strumento di diagnosi e mezzo di prevenzione delle sequele psicologiche e psicosessuali (Link e Darling, 1986). Sebbene gli studi su quale sia la forma più adeguata o efficace di consulenza nell’ambito dell’infertilità siano molto limitati e poco sistematici (Edelmann e Connolly, 1986; Wright, 1989), l’esperienza clinica suggerisce alcuni obiettivi e funzioni della consulenza alla coppia infertile. In primo luogo, un importante obiettivo della consulenza dovrebbe essere quello di minimizzare l’impatto degli eventi medici e fisici che la coppia deve affrontare, tramite una costante informazione e presa di coscienza sugli esami specialistici da fare, sulle loro finalità, nonché una serena valutazione dei risultati e dei conseguenti trattamenti. Ciò per ridurre i sentimenti di ansia, solitudine e di perdita di controllo sulla situazione esperita dai pazienti. L’informazione-educazione intorno agli aspetti medici può fornire una base per la comunicazione e il coinvolgimento di entrambi i partner. Una volta avviata la comunicazione, si può tentare di esplorare gli aspetti emozionali più profondi, e confrontarsi sul desiderio di avere un figlio e sul significato della frustrazione di questo desiderio (Bresnick, 1981). L’accoglimento e il riconoscimento di sentimenti quali tristezza, rabbia, colpa, dà un senso alla sofferenza e restituisce al paziente il senso della sua integrità, minacciata dalla condizione di infertilità.
Un altro obiettivo della consulenza è quello di identificare le situazioni a rischio, selezionando per ogni singola coppia l’intervento più appropriato. Mentre per alcuni casi è sufficiente un semplice intervento supportivo, per altri può rivelarsi opportuno un trattamento psicologico più specifico. In particolare dagli studi precedentemente citati sembra che le coppie più a rischio siano quelle con infertilità inspiegata e che le donne siano l’elemento della coppia che risente di più della condizione di infertilità e dei conseguenti trattamenti (Wright, 1989, Dennerstein e Morse, 1988). Il fine di questi interventi terapeutici non è di ottenere un concepimento ma piuttosto di facilitare la risoluzione della crisi di infertilità e di contenere l’insorgere di situazioni di scompenso in soggetti con potenziale psicopatologia sottostante (Bresnick, 1981).
Inoltre la consulenza può fornire un prezioso aiuto nell’affrontare i trattamenti di fecondazione assistita e il loro eventuale fallimento. In particolare il verificarsi di ripetuti fallimenti induce la coppia a confrontarsi in modo realistico con l’impossibilità di avere figli biologici e in tal caso il supporto psicologico può facilitare l’elaborazione del lutto e la reinterpretazione della situazione, che può sfociare nell’adozione o nel prefigurarsi e progettare una vita senza figli (Dennerstein e Morse, 1988; Hynes et al, 1992).
Sebbene la consulenza psicologica venga considerata dalla letteratura scientifica come un aspetto integrante del trattamento dell’infertilità, nella pratica la possibilità di fornire un tale servizio è ancora scarsa. Mentre in alcuni Paesi, quali gli Stati Uniti e la Gran Bretagna la legislazione prevede l’intervento psicologico di sostegno alle coppie infertili (Edelman e Connolly, 1986), in Italia, a causa della carente regolamentazione legislativa, manca un indirizzo comune sulle modalità di intervento e la necessità della presenza di un operatore psicologo nei centri per la sterilità, pubblici o privati, sembra non essere ancora pienamente riconosciuta.
Dott.ssa Marika Cocco
FONTE: http://www.neurolinguistic.com/proxima/james/jam-04.htm
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