

è l’acronimo inglese comunemente usato per definire il
Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività.
Il bambino può presentare:
- Difficoltà a seguire le regole di comportamento
- Scarse abilità di problem-solving
- Comportamenti non diretti verso uno scopo preciso
- Iperattività motoria (allo scopo di creare situazioni nuove e stimolanti)
- Impulsività (l’incapacità ad aspettare il momento giusto per rispondere)
- Disattenzione
Secondo i criteri diagnostici del DSM V, in accordo con la precedente edizione, si distinguono tre forme cliniche di ADHD:
- Inattentiva (prevalenza di disattenzione)
- Iperattiva (prevalenza di iperattività/impulsività)
- Combinata (disattenzione/iperattività)
Le tre forme possono essere presenti alternativamente nella stessa persona durante la sua crescita e il suo sviluppo.
I sintomi persistono per almeno 6 mesi con un impatto negativo sulle attività sociali e scolastiche. Inoltre i sintomi sono presenti in due o più contesti di vita (casa e scuola). Quest’ultimo aspetto è fondamentale, se un bambino è iperattivo lo è in tutti i contesti, non solo a casa, o a scuola o al parco con i coetanei. I sintomi interferiscono significativamente col normale funzionamento del bambino, in ogni ambito.
Ecco perché l’approccio di intervento deve essere multimodale: sul bambino, con i genitori (parent training) e con la scuola (teacher training).
Gli obiettivi di tale intervento sono finalizzati a:
- Migliorare le relazioni interpersonali con genitori, fratelli, insegnanti e coetanei
- Promuovere comportamenti funzionali
- Ridurre comportamenti inadeguati
- Migliorare capacità di apprendimento
- Aumentare autostima e autonomia
- Migliorare l’accettabilità sociale del disturbo e la qualità di vita del bambino/adolescente
- Promuovere metacognizione
«Perché sia efficace la terapia del bambino con ADHD deve avere un orizzonte temporale ampio, sul medio-lungo termine ed essere focalizzata sulle aree della quotidianità -relazione con i pari, con i genitori, scuola- per consentire uno sviluppo adeguato» (Pelham, Fabiano, 2008)
Il trattamento di elezione per l’ADHD è quello cognitivo-comportamentale che include il comportamento, le emozioni e i pensieri.
Ad un livello iniziale di intervento è necessario fornire un contenimento al bambino ed aiutarlo a gestire il caos che lo pervade, pertanto la terapia cognitivo-comportamentale prevede il RINFORZO, l’ESTINZIONE, la GRATIFICAZIONE e la PUNIZIONE.
I comportamenti che vengono rinforzati riguardano lo svolgimento di un compito, l’esecuzione di attività assegnate, l’uso di strategie cognitive, il controllo dell’impulsività; al contrario i comportamenti che prevedono l’estinzione (perdita dei rinforzi) riguardano la manifestazione dell’oppositività, della distruttività o dell’impulsività. È possibile gratificare azioni corrette già presenti nel patrimonio comportamentale del bambino ma messe in atto poco frequentemente e utilizzare la gratificazione per insegnare comportamenti positivi nuovi, gratificando i traguardi parziali. E’ importante gratificare il bambino subito dopo aver manifestato il comportamento corretto e ogni qualvolta questo accada. Infine, la punizione può essere utilizzata come un rinforzo e applicata esclusivamente quando ritenuta necessaria, priva di aggressività, immediata e proporzionale alla gravità dell’azione compiuta dal bambino.
Una delle tecniche più utilizzate nel trattamento cognitivo comportamentale e consigliata anche ai genitori per essere adottato in casa è la tecnica del TIME OUT, basata sulla sospensione di attenzioni e gratificazioni, al fine di interrompere il comportamento disfunzionale. E’ utilizzabile a partire dai 3 anni di età fino ai 12;
il messaggio è chiaro e privo di rimproveri e aggressività: «questo comportamento è inaccettabile, è necessario che tu stia per qualche minuto isolato per interrompere subito questo comportamento e perché tu possa pensarne uno diverso».
Si consiglia di scegliere un posto privo di distrazioni, che sia sempre lo stesso, posizionandovi una sedia; il bambino va condotto sul luogo del time out immediatamente dopo il comportamento inadeguato. E’ consigliabile usare un timer cosicché il bambino possa rendersi conto dello scadere del time out, per una durata di pochi secondi; alla fine chiedere perché era stato messo in time out ed evitare di chiedere promesse o intimorirlo.
Quanto appena descritto, come la tecnica della Token Economy e quella del Costo della Risposta, hanno indubbi effetti positivi ai fini del trattamento, ma sole non bastano: devono essere inserite in un lavoro basato sulla consapevolezza e la motivazione.
In quest’ottica si colloca il trattamento METACOGNITIVO: il bambino con ADHD è generalmente impulsivo, poco strategico, disattento al processo messo in atto nello svolgimento di un’azione o di un compito e salta il processo di riflessione finale, ovvero manca di tutto ciò che è proprio della metacognizione, la capacità di riflettere sui propri pensieri.
Dunque, l’intervento con il bambino deve comprendere attività che lo aiutino a riflettere sui propri processi di pensiero, incrementando la capacità di pianificare le proprie azioni, regolare i comportamenti, acquisire strategie per non reagire in modo impulsivo. Il tutto ha ripercussioni importanti anche sul controllo della rabbia e della frustrazione e sull’ampliamento delle abilità sociali e comunicative del bambino.